Nell’ Agosto del 2012 si è diffusa la notizia del ritrovamento di una struttura a "piramide" di origine Etrusca nel sottosuolo di Orvieto.
Va subito precisato che si tratta in realtà di un profondo vano facente parte di una complessa struttura sotterranea di cunicoli, passaggi, scale ed ambienti comunicanti scavati nel tufo.
Il vano principale ha dimensioni crescenti man mano che si scende sotto terra, da questa conformazione quindi deriva la definizione di "piramide" anche se più precisamente si può parlare di tronco di piramide.
Gli scavi sono condotti da David George del Saint Anselm college del New Hampshire e da Claudio Bizzarri del Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano.
I lavori sono inizati da un pavimento della metà del XX secolo, per poi arrivare ad un pavimento medievale e, sotto a questo, è stato rinvenuto uno
strato riempito con sedimenti, da cui sono stati estratti vari manufatti tra cui ceramiche
attiche a figure rosse risalenti alla metà del V secolo a.C. e
ceramiche etrusche del VI e V secolo a.C. con iscrizioni e oggetti vari
databili fino a prima del 1000 a.C.
Ancora più sotto gli
archeologi hanno individuato altri sedimenti profondi un metro e mezzo che sono stati depositati tramite un foro presente nella parte superiore
della struttura.
"A questo livello
abbiamo trovato un tunnel che collegava un’altra struttura piramidale,
anteriore al V secolo a.C., che aggiunge ulteriore mistero", ha spiegato
George.
Durante la nostra visita ci è stato spiegato che potrebbe trattarsi di strutture religiose o di una tomba o ancora di una cava usata per estrarre il tufo.
Gli scavi procedono e non è dato sapere quanto sia profonda la cavità.
Secondo Bizzarri sotto Orvieto si troverebbero almeno cinque di queste "piramidi", tre delle quali ancora
inesplorate.
"Non è stato mai trovato nulla del
genere in Italia", ha detto il ricercatore.
Le piramidi sotterranee di Orvieto ci offrono una visione finora sconosciuta della civiltà Etrusca, così come sono uniche anche le strutture scoperte:
"le grotte hanno una forma sconosciuta altrove in Etruria", ha spiegato
Larissa Bonfante, docente emerita di antichità classiche presso la New
York University.